giovedì 26 maggio 2011

A zonzo per lo spazio

E così, eccoci qui, in pieno Terzo Millennio, a bordo di una biosfera da noi letteralmente e totalmente infestata, dove persino il più debosciato e patetico degli esseri umani sembra in grado di riuscire a trovare un buon motivo per vivere o sopravvivere. L’amore, la letteratura, la vendetta, il sogno, le buone azioni, l’ecumenismo, la psicanalisi, la liberalizzazione, il desiderio e l’amicizia sembrano tutti motivi plausibilmente validi e ben poco contestabili se inquadrati nella diabolica e perversa convinzione che in qualche modo il futuro ci appartenga.

È su questa banalissima e patetica certezza che si è arenata la fantascienza ufficiale, certa al di là di ogni ragionevole dubbio, che fosse prima di tutto necessario garantire una dimensione univoca al suo prediletto protagonista. “Siamo della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni” diceva una volta il Bardo, ovviamente ignaro del fatto che qualche secolo dopo persino la fantascienza avrebbe provato, grondante di presunzione, a ribaltare tale affermazione e a rendere i sogni fatti di sostanza umana.

Ed è in questo egocentrico contesto che abbiamo immaginato il pianeta Terra come nostro e ancor più bambinescamente come una bellissima astronave a nostra completa disposizione ideata per portarci chissà dove. Adesso però, se è vero che ci apprestiamo a entrare nella tanto attesa e non meglio identificata era dell’Acquario attraversando come sostiene Alexei Dimitriev, geofisico dell’Accademia Russa delle Scienze, una regione accidentata e precisamente in strisce magnetizzate e striature contenenti idrogeno, elio ossidrile (un atomo di idrogeno e un atomo di ossigeno uniti da un solo legame) e altri elementi, combinazioni e composti: detriti spaziali, forse resti di una stella esplosa.(1) viene da chiedersi se non sia sin troppo umiliante per la nostra tanto (a torto!) sbandierata intelligenza, esser diventati parassiti del tutto ciechi e sempre più incapaci di riconoscere realmente il valore di ciò che da sempre la scienza ci suggerisce, ovvero che non solo siamo del tutto ininfluenti rispetto al cosmo intero, ma che persino a bordo della nostra tanto amata astronave siamo zavorra più che equipaggio, felicemente sacrificabili anziché indispensabili.

Accettare questa realtà sarebbe però forse fin troppo spaventoso, ben lo comprende la edulcorata fantascienza odierna, concentrata come si è detto a cercar di salvare il salvabile e a rassicurare il lettore sul fatto che il nostro antropocentrismo ha ben donde!
In fondo non vorremo mica aver paura per davvero?!
(Francesco Cortonesi)

(1) Alexei Dimitirev – Planetophysical State of the Earth and Life - Published in Russian, IICA Transactions, Volume 4, 1997

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